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Giovedì, 07 Maggio 2020

THE TALK: Know-How da esportazione

THE TALK: Know-How da esportazione

Fare business prima e dopo Covid19: cosa è cambiato?
Il Covid 19 sta rapidamente cambiando le abitudini e i modelli di business che abbiamo adottato per anni, forse decenni. Dopo tutto, siamo di fronte a qualcosa di epocale, mai vissuto dal genere umano. Fra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, prima ancora della chiusura totale, abbiamo iniziato a utilizzare strumenti cui prima non avevamo mai fatto ricorso. Per esempio, la piattaforma meet, o anche le video chiamate di whatsapp, con cui ora facciamo regolarmente video conferenze anche due o tre volte al giorno. Li utilizziamo sia con i colleghi, quindi all’interno dell’azienda, sia con i clienti, spesso situati all’estero. Si sono rivelati strumenti molto utili per illustrare il funzionamento di certi macchinari: il nostro personale tecnico spiega passo a passo e il cliente fa le sue domande, un sistema facile e assai pratico per permettere a tutti di continuare a lavorare senza dover mandare fisicamente qualcuno della nostra assistenza. Facciamo anche tanta formazione online, fattore cui, in tempi normali, non ci si può mai dedicare quanto si vorrebbe.

Quali iniziative avete intrapreso per ridurre al minimo l’impatto di questa situazione?
Prima di tutto, voglio ringraziare la disponibilità del personale Sisma per aver gestito l’emergenza con grande comprensione. L’azienda è considerata strategica ed è votata all’export, operando in oltre 90 Paesi nel mondo - alcuni dei quali hanno adottato misure assai meno drastiche - binomio che ci ha permesso di continuare a produrre, anche se in modalità ridotta. Inoltre, molti dei nostri clienti sono iscritti al codice Ateco, quindi non hanno mai cessato la loro operatività, e questo ha di riflesso aiutato anche noi, come fornitori. Abbiamo poi fatto richiesta della cassa integrazione e di tutti gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo, anche per garantire i servizi di business basilari verso i clienti, nazionali e internazionali. Il customer care service è sempre stato attivo: è bastato dirottarlo sui cellulari aziendali. Per noi è indispensabile: il 90% del nostro fatturato globale, derivato da tutte le business unit, è generato dall’estero, e dare prova di esserci anche e soprattutto nei momenti di difficoltà è per noi fondamentale. E per prepararci ai prossimi scenari, stiamo ridistribuendo i carichi di lavoro, sempre privilegiando l’ambito produttivo, ma rispettando gli equilibri interni.

Fase 2: fattori positivi e criticità
Il pensiero più comune è quello di tornare a impossessarci delle nostre vite, magari anche con ritmi più blandi, ma il fattore normalità è un ingrediente importantissimo per ritrovare fiducia. Stare segregati in casa non fa bene alle menti delle persone, e riprendere certe abitudini può aiutare a ritrovare positività. Le criticità possibili potrebbero essere le eventuali diversità nelle limitazioni imposte da ogni Stato: questo causerebbe ritardo, impedimenti nelle consegne, il che sarebbe una contraddizione con la realtà globale che ormai viviamo. Sarebbe meglio per tutti che si trovasse un accordo almeno a livello europeo. In senso più generale, auspico che ci sia la reale volontà di garantire i giusti strumenti finanziari per le aziende, ma sento, da chi opera su questi fronti, una difficoltà burocratica per ottenere quanto promesso, e ciò non dà una bella immagine del sistema Paese. Questo potrebbe rivelarsi un problema per chi, dall’estero, sta magari pensando a investire in Italia o su aziende del made in Italy.

Quali skill ha il settore della gioielleria per risollevarsi?
Come dicevo, Sisma ha varie business unit, ma il 60% del nostro fatturato totale deriva dal settore gioielliero, un settore d’élite. Non dobbiamo dimenticarci che la realtà orafa italiana è una vera chicca del made in Italy, caratterizzata da un alto tasso di tecnologia che va a collocarsi al top a livello mondiale. È su questo che dobbiamo puntare. Sisma è sicuramente un esempio di questa eccellenza: abbiamo una vasta gamma di prodotti, cui si aggiungono quelli personalizzati. Infatti, capita spesso che i clienti ci richiedano macchinari per lavorazioni particolari. In questa emergenza, abbiamo tirato fuori anche una maggiore volontà di essere vicini ai clienti, una maggiore sensibilità alle loro reali necessità e alle vere esigenze produttive. Costruiamo tecnologia per gli orafi, ascoltarli è un’arma fondamentale. Negli anni, abbiamo anche creato sinergie con il territorio vicentino e il suo ricco distretto produttivo, e capita spesso che sviluppiamo idee con alcune aziende, con l’obiettivo finale di proporre poi nuovi prodotti anche in altre aree del mondo. Succede qualcosa di simile anche con i distretti di Valenza e Arezzo, in un reciproco scambio di know-how che a cascata genera effetti positivi.

Un commento sull’operato del Governo e dell'Europa?
Il decreto Cura Italia è un atto doveroso ma è ancora poco per la gravità della situazione. Chi opera nel settore bancario riferisce di troppa burocrazia e di procedure non chiare che si rivelano un ostacolo per l’accesso ai finanziamenti che dovrebbero essere messi a disposizione. E in questi casi, la tempestività è fondamentale per il futuro del Paese stesso. Inoltre, noto davvero troppo poco sostegno da parte dei leader europei, e una mancanza di volontà nel mostrare quello che dovrebbe essere il vero valore dell’Europa.

Anno di fondazione, 1961
Mercati in cui è presente: 90 Paesi
Export: 90% del fatturato globale, diretto e indiretto, generato da tutte le business unit
Dipendenti: 230
Uffici all’estero: Turchia, Stati Uniti, Messico, Cina.
Fatturato: 55 milioni di € totali, di cui il 60% dal settore oreficeria

Intervista di Federica Frosini, Editor in Chief VO+
Intervista di Lorenza Scalisi, Senior Editor VO+
Intervista di Antonella Reina, Editor VO+

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